OGGI PARLIAMO DI “SOTTO IL VELO


Ciao a tutti e ben trovati sul mio blog! Oggi vi voglio parlare di una graphic novel intitolata “Sotto il velo” scritto da Takoua Ben Mohamed ed edita dalla casa editrice Becco Giallo nel 2016, prezzo di copertina 15 euro.

Quante volte abbiamo sentito parlare di “terrorismo”? a questa parola solitamente, viene associato il termine di “estremismo” legato indissolubilmente al concetto di religione. La parola terrorismo legata all’estremismo religioso fa scattare una molla nella mentalità occidentale e il tutto viene subito ricollegato ad una religione in particolare: quella islamica. Dite la verità, quante volte incontrando una ragazza con il velo per strada o su un autobus, vi siete soffermati su pensieri del tipo “poverina, la costringono a portare quel coso in testa” oppure “ma non avrà caldo con quel velo?” o “ma lo porterà anche per andare a dormire?” o siete stati testimoni di sguardi spauriti e interdetti da parte di altre persone nei cui occhi si poteva leggere la parola “terrorista”? A volte non ci rendiamo nemmeno conto di quanto pregiudizio sia racchiuso in questi pensieri che vengono carpiti in maniera profonda da chi li subisce, innalzando irrimediabilmente muri culturali alla lunga insormontabili.

In questa piccola ed essenziale graphic novel Takoua Ben Mohamed, ragazza nata in Tunisia ma  cresciuta a Roma, espone in maniera ironica e divertente tutti quelli che sono i pregiudizi o le situazioni imbarazzanti subite tra le strade delle nostre città, da ragazze “velate”  anche da chi come lei, è nata e/o cresciuta in occidente.



Quello che l’autrice vuole sottolineare è che il velo non è una questione di imposizione o sottomissione per le donne di religione islamica ma è un fattore di identità socio-culturale e quindi di appartenenza ad una determinata religione. Takoua ha subito sulla propria pelle la diffidenza del mondo occidentale verso la sua cultura soprattutto dopo gli eventi dell’11 settembre 2001 che hanno per sempre cambiato il nostro giudizio verso le popolazioni islamiche che abbiamo iniziato a giudicare con diffidenza e presunzione a prescindere dalla loro effettiva origine culturale. In occidente è opinione diffusa che il velo rappresenti solo un simbolo di supremazia dell’uomo, una cosa quindi tanto aberrante quanto medievale appartenente a popolazioni culturalmente inferiori e quindi da condannare. Ma forse non è sempre così, forse dovremmo imparare a riflettere su quanto in realtà alcuni marchi culturali come il velo per molte donne di religioni differenti dalla nostra, sia effettivamente un simbolo di femminilità e anche di caratterizzazione culturale. D’altronde non sono solo le donne islamiche ad osservare alcune regole comportamentali per ciò che concerne l’abbigliamento, anche in altre religioni, come quella ebrea ortodossa le donne seguono alcune regole, tra cui vi è quella di indossare parrucche o il velo per coprire il capo o ancora nella religione induista vi sono vari gioielli o simboli come il bindi il cui colore indica se una donna è sposata o nubile ecc…

“Oh che caldo!”

“Togliti il velo no?!”

“Signò, se tolgo il velo non nevica mica eh!”

“Certo! Certo!”

In poche pagine con disegni schematici dai colori sgargianti ed essenziali, Takoua Ben Mohamed è riuscita non solo a farmi sorridere ma anche a farmi riflettere su quanto la nostra mentalità sia impregnata di pregiudizi infondati e dettati dall’ignoranza e dalla presunzione propria delle culture “occidentali”. L’autrice di questa graphic novel all’età di 14 anni ha fondato il Fumetto Intercultura, un progetto di dialogo tra culture diverse attraverso il linguaggio del fumetto. Le sue opere vengono incluse in quello che è definito graphic journalism ovvero tematiche socio-culturali e di attualità vengono riportate e descritte attraverso il fumetto che grazie all’utilizzo di immagini e un linguaggio semplice trasmette il messaggio in maniera più diretta e ad una fascia più ampia di popolazione, includendo quindi anche quella più giovane. È autrice anche delle graphic novel “La rivoluzione dei Gelsomini” in cui racconta la storia della sua famiglia sotto la dittatura di Ben Alì, e “Un’altra via per la Cambogia” dove viene narrata la terribile e brutale situazione attuale dei cambogiani. Di quest'ultima opera trovate un breve recensione sul mio profilo instagram.

Consiglio la lettura di “Sotto il velo” che è la prima opera di Takoua, ed è una graphic novel le cui pagine scorrono velocemente tra le mani del lettore che tra una risata e l’altra avrà modo di riflettere su come la presunzione sia padrona del nostro pregiudizio.

La lettura di questa graphicnovel può essere affrontata anche dai lettori più giovani, direi dagli 11/12 anni in su.

Il mio voto è:

5 stelle su 5 ⭐⭐⭐⭐⭐


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A prestooooo!!!

Commenti

  1. Bhe effettivamente anche oggi, che voglio dire, c'è un forte scambio multiculturale, ancora ogni tanto qualcuno se lo domanda se hanno caldo,se sono obbligate o altro senza magari pensare che è semplice e pura identità cultura un pò come noi cattolici,poco o per nulla praticanti abbiamo la croce al collo. E la lista dei "da leggere" si allunga.
    Grazie mafalda :D

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    1. Si purtroppo tutt'oggi sembra che siano ancora largamente diffusi pregiudizi del genere. Ammetto che io per prima, nelle giornate torride di agosto incontrando qualche ragazza con il velo ho pensato "ma non ha caldo con quel coso in testa?", da oggi in poi credo che ogni volta che mi balenerà in testa questo pensiero mi verrà in mente la risposta di Takoua!!! XD

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  2. Spesso dovremmo cercare di capire veramente le culture e gli usi degli altri evitando di rimanere attaccati ai luoghi comuni e alle etichette.

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    1. Esatto! Ed è proprio questo il messaggio che l'autrice vuole trasmettere.

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  3. Credo che testi cosi servano ad aprire gli occhi di chi si ostina a guardare solo il suo punto di vista e a farci riflettere, cercando di capire il "diverso" e i loro trascorsi, che purtroppo vengono ignorati dai piu (anche perche i media non ne parlano). Su alcune cose peró mi sento di dissentire, parto dal primo punto:
    la questione terrorismo:
    purtroppo l'islam non e' una religione di pace, per quanto si voglia cercare di ammorbidirla. puó esserlo e ha dei concetti meravigliosi, ma valgono solo per gli islamici (e una piccola scappatoglia per i credenti del libro che hanno solo sbagliato a interpretare, ma gli altri...)
    il velo come simbolo di femminilitá e caratterizzazione culturale: si lo capisco, ma a parte in occidente, sono veramente libere di scegliere se metterlo o meno? poi naturalmente sono d'accordo che rimane una scelta dell' individuo, e nessuno dovrebbe intromettersi su questa scelta.
    Un film che mi ha molto colpito e spinto a interessarmi un po' di piú sulla questione é stato Unhortodox. (ma si parla di una frangia di ebrei ortodossi, la parucca mi colpi in special modo).
    altro punto che non riesco a non commentare e' "...ma anche a farmi riflettere su quanto la nostra mentalità sia impregnata di pregiudizi infondati e dettati dall’ignoranza e dalla presunzione propria delle culture “occidentali”: cosi affermi che propria della cultura occidentale tutte queste cose negative, quando (almeno sulla carta) e' una delle piu "aperte" al prossimo e cerca di far, passami il termine, contenti tutti, forte proprio dei valori di uguaglianza e democrazia, che altre culture purtroppo non sanno nemmeno come si scrivono, una di queste purtroppo e' proprio quella di provenienza dell'autrice.
    Le mie comunque non sono critiche, ma spero spunti per un dialogo, questo e' quello che ho recepito non e' detto che intendessi questo.
    comunque mi ha incuriosito, e sono dell'idea che libri cosi che ci mostrino il pensiero dell "altro" vadano incoragiati.
    un altro articolo molto interessante, non fermarti!!


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  4. Cia Andromeda, mi fa molto piacere leggere il tuo commento che mi da tanti spunti di riflessione e anche di autocritica. La questione della libera scelta del velo è una questione molto delicata, forse dovevo sottolineare in maniera più forte che la mia critica sul "pregiudizio del velo" era rivolta ai casi in cui ho sentito dire: "poverette sono tutte costrette", senza però pensare che il velo è, almeno in alcuni casi, elementi propri della cultura della donna islamica a prescindere da dove sia nata o meno e quindi magari non interpretabili solo come una semplice "costrizione". D'altronde fino agli anni '60, le donne italiane, quando entravano in Chiesa dovevano coprirsi il capo, un segno di rispetto culturale e religioso riservato alle sole donne. Sicuramente portare il velo 365 giorni all'anno è cosa ben diversa da portarlo per un'ora la domenica, però a mio avviso è sempre ricollegata ad una questione culturale. Ovviamente con questo non voglio intendere che non esistano realtà di disagio e costrizione in merito alla questione del velo o di altri "simboli" come il burqa o la parrucca per le donne ebree ortodosse. A tal proposito anche io ho visto la mini serie Unhortodox, e mi ha colpito molto perché non si è mai parlato troppo degli ebrei ortodossi né del loro modo di vivere né tanto meno del ruolo della donna all'interno della loro cultura. Non era mia intenzione demonizzare la cultura occidentale di cui io stessa faccio parte e mi dispiace che sia emerso il contrario. So benissimo che determinate libertà che abbiamo noi donne occidentali sono inimagginabili per altre donne di altre culture e paesi e di questo ne sono ben conscia. Inoltre come hai ben detto tu, per fortuna l' occidente si contraddistingue per tante iniziative di inclusione culturale a differenza di molti altri paesi, e in alcune di queste, in piccolo ho avuto la fortuna di parteciparvi anche io. Purtroppo però, è anche vero che troppo facilmente ci si affretta a dare giudizi su realtà che magari non si conoscono nemmeno poi così bene. Difatti la critica che la scrittrice porta a galla è in riferimento soprattutto a lei, ragazza tunisina, cresciuta in Italia a cui ancora vengono poste domande o fatte affermazioni basate fondamentale sul pregiudizio. Sulla questione che l'Islam non sia una religione di pace, non ho mai letto il Corano e questa probabilmente è una grave pecca perché forse avrebbe potuto aiutarmi di più anche nella stesura di questa recensione (non si finisce mai di imparare e soprattutto di leggere XD ) ma c'è anche da dire che purtroppo dal mio punto di vista l'Islam e i suoi religiosi vengono ormai associati al terrorismo per via delle terribili cose successe negli ultimi 25 anni e che sicuramente hanno inasprito non poco il pensiero comune su questa religione e sulle popolazioni che la professano.
    Il tuo commento mi hai dato motivo di riflettere ed esprimermi meglio sul mio pensiero e spero di esserci riuscita.
    Ti ringrazio per l'incoraggiamento e spero continuerai a seguirmi e a darmi altri suggerimenti :)

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  5. Ricordo ancora quando una mia compagna che portava il velo si ritrovò a dover spiegare alle altre ragazze perché lo portasse. Molte temevano che le fosse imposto, ma lei raccontò che nella sua famiglia nella realtà la madre non lo portava e l'avevano lasciata libera di metterlo o meno. Lei alla fine aveva scelto di portarlo perché considerava importante la sua religione ed era orgogliosa della sua fede. Penso che ancora oggi ci siano molti pregiudizi su molte culture e sarebbe arrivato il momento di guardare più in là del proprio naso.

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