Oggi parliamo di “X”  



Romanzo scritto da Valentina Mira ed edito nel 2021 dalla casa editrice Fandango Libri, prezzo di copertina 15 euro.

“Ma tu, lo sai almeno cos’è uno stupro?”

Trama: è estate e Valentina è ad una festa, ormai ha finito il liceo e si gode la sua estate da maturanda. Alla festa c’è G., un amico di suo fratello, un fascistello arrogante con cui ogni tanto si è scambiata qualche bacio. Non può immaginare che quello che era solo un flirt si trasformerà in un incubo perché a quella festa G. la stuprerà. Nessuno denuncerà il fatto, nemmeno Valentina. D’altronde non ci sono state botte, punti, grida. Quello che tutti hanno visto erano due ragazzi alticci che flirtavano. D’altronde tutto quello che è successo è che un ragazzo ha ignorato i “no” sommessi di una ragazza confusa e impaurita dalla situazione. Ma quello che Valentina non può ignorare è quella macchia di sangue sul letto alla fine dell’atto, l’unica testimonianza di una violenza non consenziente, unica testimonianza di una resistenza avvenuta anche se non urlata.

Valentina ci prova a combattere, a denunciare quello che è accaduto ma le si parano davanti muri ciechi e sordi al suo dolore, tra cui il più invalicabile sarà proprio quello che alzerà suo fratello, il suo sangue, la sua metà.

È a lui che Valentina racconta tutta la sua storia, il suo romanzo, a lui e al suo silenzio.

“Ma ormai è troppo tardi, e non posso continuare a negarti- e negare a me stessa- un’altra cosa. E cioè che è a te e proprio a te, che devo l’esempio più limpido di cosa sia il tradimento”

È così che Valentina entra in una spirale di rabbia contro il suo stupratore, contro sé stessa, contro tutto un sistema di abusi velati e/o affermati che circonda la sua vita fino a trasformarla, a farla diventare una lupa affamata e sola.

        

     
“Se la società deve stuprarmi, che almeno mi rimanga l’impressione del consenso”

Sembra quasi non avere più speranza in un riscatto contro gli abusi e i torti subiti. Alla fine, però qualcosa cambia e scatta quella voglia e quella forza di riprendere la propria vita in mano e di affrontare i propri incubi grazie ad una rete solidale formata da vittime che diventano combattenti, fratelli e amici.

La mia opinione: 188 pagine di rabbia e frustrazione scritte con un linguaggio vero, attuale che arriva subito al lettore. Uno stupro non ha giustificazione, è quello e basta, ma chissà perché c’è ancora una grande tabù su questa parola, una grande X come quella che Valentina si è tatuata sul dito. La parola “stupro” disturba a livello fonico, e quando la pronuncio o la sento pronunciare a me lascia un sentore di disgusto in bocca. Questa sensazione mi ha accompagnata per tutta la lettura di questo romanzo. Rabbia, disperazione, sgomento, avvilimento, un misto di fiele amara e difficile da deglutire, spiattellate in un racconto che non lascia niente all’immaginazione.

“Questo non è il libro che mia madre vorrebbe leggere. Questo non è neanche il libro che mio padre vorrebbe leggere. Per di più questo libro, mio fratello non lo leggerà mai”

Valentina denuncia il suo stupro dopo quasi 10 anni, dopo che la prima persona a cui lo ha detto, un ufficiale di polizia, l’ha invitata a cena subito dopo e la seconda persona a cui lo ha confessato è scomparsa dalla sua vita senza dirle una sola parola. Suo fratello, il suo complice, la sua metà l’ha tradita così, le ha voltato le spalle perché non ha voluto capire, non ha voluto sentire, non ha voluto credere. Si è voltato dall’altra parte alzando un muro di diffidenza e ignoranza che ha spezzato Valentina nel suo intimo forse ancora più della violenza subita.

Quante di queste storie, tutti i giorni vengono ignorate, nascoste, sminuite? Ed è così che le donne faticano a denunciare, ed è così che gli abusati si sottomettono alle ingiustizie subite perché non si fidano più di nessuno.

“Tu non rovini la vita a me per una notte in cui eravamo entrambi ubriachi, e io non la rovino a te. Perché se lo fai, se mi denunci, ti giuro che te la rovino. Ma tanto te la rovineresti da sola: lo sai anche tu come vanno ‘ste cose”.

Dal giorno del suo stupro Valentina si trova a dimenarsi in un mondo di “uomini grandi ma come coriandoli” (cit. Caparezza) che usano il loro potere per affermare una supremazia storicamente accettata e giustificata dalla religione, dalla società, dal presente. Come dice Valentina, basta guardare i numeri: secondo le stime effettuate nel 2021 siamo arrivati a 109 femminicidi, commessi in ambito domestico o da ex partner con un incremento dell’8% dei casi rispetto all’anno precedente. Ma la violenza non si esprime solo con l’omicidio che risulta essere solo l’ultimo step di una serie di abusi, troppo spesso denunciati e ignorati. Si parla di stalking, reati di violenza per deformazione dell’aspetto, revenge porn, ecc… In cui a subire tutte le conseguenze siamo sempre noi, le donne. Prendiamo ad esempio il fenomeno del revenge porn, che sta dilagando purtroppo anche tra le fasce più giovani. Cos’è? É la condivisione pubblica di immagini o video intimi tramite Internet, senza il consenso dei protagonisti degli stessi. Questo è uno dei tanti soprusi che avvengono ogni giorno nel mondo a scapito soprattutto delle donne. E sì, perché sono loro poi ad essere additate, giudicate e in molti casi licenziate dai loro posti di lavoro perché considerate sudice, volgari, non in linea con l’idea femminile che la società ci impone da millenni: la donna casta e pura. In pratica non solo le vittime vengono violate nella loro intimità spiattellandola a “chi che sia” ma vengono anche messe alla berlina per i loro costumi sessuali non confacenti al ben pensare della cultura ipocrita della nostra società che le rigetta e le infanga creando attorno a loro una voragine di solitudine e frustrazione. 

Ma parliamo anche di tutte le molestie subite da migliaia di donne ogni giorno sul posto di lavoro, per strada, nella vita quotidiana, molestie queste che tutt’oggi sono taciute dalle vittime perché “abituate” a subirle. Ricordo ancora i commenti di alcuni maschietti quando si iniziò a parlare di catcalling “e vabbè mo’ non si può manco più fischiare a na’ ragazza!” bene la risposta è no! Perché è tutto da lì che inizia, il sopruso, l’abuso legalizzato di quella che è effettivamente una molestia dalla quale ci si può difendere solo ignorandola e a volte proprio questa reazione scatena nell’altro una reazione più insistente e violenta. Non so voi, ma a me e alle mie amiche è capitato di essere state “pedinate” da ragazzotti coetanei o più grandi. Questa è una forma di violenza! All’epoca non lo sapevo, sapevo solo che dovevo tirare dritto, come diceva mia mamma, e spesso ci siamo ritrovate ad entrare in portoni o in negozi aperti per deviare gli inseguitori. Non è violenza questa? Per molti anzi troppi no! La giustificazione solitamente è “be se ti vesti provocante che ti aspetti?”. La risposta da dare è: rispetto! Rispetto per la mia individualità di persona che mi rende padrona del libero arbitrio e libertà di espressione nel modo di pensare e di vestire senza ledere la libertà altrui e soprattutto senza che debba essere oppressa e sottomessa la mia di libertà!

“Lo vedi? Se litighiamo così non possiamo lavorare insieme. Tu mi manchi di rispetto. Quella è la porta: se vuoi andare, Mira, vai”. Ha appena pronunciato un ricatto con lo stesso tono di certi mariti gelosi, che pretendono. Ma lui è il mio capo. E io ho bisogno di questo lavoro.

Molte delle vittime di violenze fisiche, verbali e psicologiche hanno pensato al suicidio, in alcune occasioni lo hanno tentato, in altre lo hanno portato a termine. 

Ringrazio Valentina Mira per aver denunciato con la sua storia vera un sistema socio-culturale sessista che ogni giorno schiaccia le sue vittime le quali rientrano in una spirale di paura e oppressione ormai radicalizzata nella storia.

Consiglio vivamente la lettura di questo romanzo anche a lettori e lettrici giovani (dai 16 anni su), che possano da subito capire e confrontarsi con una realtà che purtroppo spesso, in maniera differente, tocca tutti noi e quando ci tocca dobbiamo essere coraggiosi e dobbiamo essere consapevoli che non siamo soli.

“A noi non resta che denunciarla, combatterla fuori e dentro di noi, organizzare forme di solidarietà e resistenza che siano inclusive, che operino con ogni mezzo necessario”

Voto: 5 stelline su 5 ⭐⭐⭐⭐⭐

Commenti

  1. Quando si toccano determinati temi..quello che si può dire non è mai abbastanza!!
    Sicuramente una delle cose più coraggiose che si possa fare è parlarne..proprio come ha fatto l autrice del libro..ma anche come hai fatto tu indirettamente con questa recensione!!
    Ottimi spunti di riflessione..ma soprattutto ottima voce a chi, come succede spesso, una voce non ce l ha!!!💪❤

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  2. Un ritorno alle recensioni forte e impegnativo, all'altezza di un argomento che dovrebbe sconvolgere tutti coloro che si sentono esseri umani. È proprio l'umanità che ci rende sensibili, attenti, rispettosi, partecipi ai problemi che attanagliano la nostra vita, protagonisti di una rinascita delle cose belle che esaltano il nostro percorso di vita. Siamo in tanti ma siamo silenziosi come gli alberi che crescono nelle sempre più rare foreste. Dovremmo imparare a fare un po' più di rumore per sovrastare il fragoroso male che rattrista le nostre vite. Coraggio donne! La vostra indiscutibile forza vi saprà fare superare anche queste tristezze.
    Bentornata Sara con le tue belle recensioni che parlando di libri ci portano a riflettere.

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  3. Una tematica che lascia sempre l' amaro in bocca. Da sempre le donne hanno dovuto difendersi da giudizi e pregiudizi e sono vittime di una società che non tutela e non difende e quel ch'è peggio che non si è tutelate ne difese neanche da chi ti è più vicino. La cultura sessista è così "infiltrata"da non permettere una evoluzione di "usi, consumi e costumi". Complimenti, per aver trattato questo scottante argomento che tocca tutte le donne, purtroppo non credo nei cambiamenti che ci potranno essere, ma, parlarne e denunciare è l'unica arma che tutte noi possiamo avere 😔

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  4. Come sempre le tue recensioni sono sentite e sincere, ammiro molto il fatto che tu sia riuscita a scrivere una recensione così dettagliata per un libro così difficile. Io non avrei saputo da che parte cominciare, già solo leggendo le tue parole sono sconvolta😔

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